Il significato storico di Sant’Artemio nel vissuto della città di Treviso

San Artemio

Il significato storico di Sant’Artemio nel vissuto della città di Treviso

Il complesso, nato nei primi anni del Novecento rappresenta, per il suo valore architettonico, una pietra miliare nell’ estetica modernista europea; qui, il bello, si coniuga in modo stretto ed assoluto con l’utile ed i padiglioni, nella loro semplicità, sono cresciuti dialogando armonicamente con la natura che li circonda. Solo apparentemente, l’intera ‘piccola città’ sembra essere rigida e scostante nei confronti del visitatore mentre, in realtà, la moltiplicazione degli edifici, in corpi simili, ma non uguali, rappresenta l’idea stessa della variazione in eleganza ed efficacia.

Il corpo centrale, aristocratico ed elegantemente plastico, ricorda la signorilità della villa veneta ed emerge nella simmetria geometricamente squadrata delle altre strutture. I padiglioni sono stati pensati come un interessante mosaico, sintesi di logica e funzionalità e, immersi in uno splendido giardino all’italiana, possono essere meglio apprezzati con uno sguardo dall’alto, a volo d’uccello.

Alcuni degli spazi furono creati esclusivamente per l’assistenza ospedaliera del malato mentre altri, più domestici, vennero costruiti per far sentire il ricoverato come a casa; le cucine, la lavanderia ed i bagni rappresentavano l’avanguardia dell’igiene personale mentre la falegnameria e la biblioteca, un fiore all’occhiello per il recupero della socialità; perfino la suddivisione dei malati, in fasce di cura ed assistenza, rappresentò l’innovazione nella ricerca medico ospedaliera di un’Italia che, all’ inizio del secolo diede il meglio di se stessa.

Coltivare la propria spiritualità recandosi in chiesa o frequentare il cinema per dialogare con il mondo esterno permisero, ai ricoverati del Sant’Artemio, di rifarsi una vita e ricucire lo strappo con la società che stava fuori dal ‘famoso cancello’.
Sant’Artemio fu il novecentesco sguardo nazionale verso tutti quelli che soffrono ed è il risultato più vero e concreto del benessere economico che corre a pari passo con l’evoluzione sociale e culturale e che, supera l’ ostilità nei confronti della malattia mentale.
Il primo conflitto bellico sottolineò l’efficacia di questo nuovo laboratorio di ricerca e permise alla psichiatria passi da gigante nell’aiuto dei disturbi generati da forti stati di tensioni e paure personali.

Un doveroso omaggio al più illustre ospite di Sant’Artemio: il pittore Gino Rossi che ebbe la lungimiranza, anche nel momento acuto della propria malattia mentale, di cogliere l’essenza di questo spazio definendolo semplicemente come un ‘tranquillo posto di campagna’.

Sant’Artemio come Casa del Silenzio, della tranquillità in cui il colore verde della speranza è la guida per conoscerlo storicamente, ma anche per viverlo umanamente.

In chiusura, si ringrazia chi ha creduto, nei primi anni del nuovo millennio, alla possibilità di rendere fruibile questo luogo. La lungimiranza culturale dell’architetto Follina e il contributo economico speso per il restauro hanno visto in questo simbolo della nostra città il cuore della nostra storia nazionale.